8 febbraio 2006 A Washington il candidato Francesco de Leo replica a Pessina
Le dichiarazioni del senatore Pessina sono davvero sconcertanti e inaudite.
Finalmente milioni di italiani accedono al voto del Parlamento della Repubblica
e possono usufruire del massimo privilegio quali cittadini di una democrazia.
Invece di apprezzare il risultato raggiunto e contribuire a diffondere
l'informazione in merito ad un evento politico e sociale denso di significato,
ossia includere nell'elettorato connazionali spesso costretti da necessità a
vivere all'estero, il nostro senatore denigra e dubita dello stesso sistema di
cui egli fa parte.
A mio avviso, in qualità di candidato alla Camera, siamo di fronte ad un caso
isolato di assurde dichiarazioni, che colgo l'occasione di screditare e
privare di ogni supposto valore.
Il voto degli italiani all'estero è una conquista preziosissima, una scommessa
vinta dopo anni di vani tentativi.
In effetti il portato del contributo degli italiani all'estero è inestimabile,
in quanto offre una prospettiva globale alla realtà italiana. L'apertura
dell'apporto di italiani residenti all'estero garantirà alle nostre istituzioni
grandi opportunità di dialogo e crescita tra realtà ambientali differenti.
Le garanzie di una regolarità del voto sono innumerevoli. Viviamo in paesi di
grande civiltà e storia democratica ed è assolutamente implausibile lo scenario
prospettato dal senatore. Mi sorge un interrogativo spontaneo. Come possa mai
esercitare le funzioni di garante un individuo che nega ogni risvolto positivo
ad un evento imprescindibile per comprendere la novità della temperie
socio-politica che anima i nostri elettorati.
Le spinte innovative hanno sempre destato timori in coloro che temono il
cambiamento e da oscurantisti alla Gattopardo asseriscono "Se vogliamo che tutto
rimanga come è, bisogna che tutto cambi".
Le elezioni degli italiani all'estero sono indice di un grande avvenimento di
cui tutti devono e possono fare parte, per dare un segno di volontà di
cambiamento anche ai tanti Pessina che tristemente declamano per sentire l'eco
del loro vuoto ciarlare.
|